Note e parole in libertà, regia di Biagio Guerrera, direzione di Cusa e Piccolo
di Filippo Bonaccorsi
La Sicilia
15 marzo 2006
CATANIA. Spettacolo davvero interessante e di particolare impatto artistico e emotivo, non foss’altro che per i geniali intendimenti dei protagonisti i quali hanno mostrato, con atteggiamento sicuro e determinato, mature individualità e rara coerenza espressiva strutturando l’evento, denominato «Naked – Carne di cavallo», come una sorta di «work in progress che coinvolge tutte le competenze artistiche presenti all’interno dell’Improvvisatore»,
come tiene a precisare Biagio Guerrera che ne ha curato la regia; un interrelazionale laboratorio artistico/culturale, quindi, delineato da un tema conduttore: «Il corpo e il cibo – prosegue Biagio Guerrera nella presentazione -: mi è venuto in mente “carne di cavallo”, strambo gioco verbale che accosta il cibo di strada del catanese alle carni da macello (o macellate) dei performer in azione; corpo e cibo anche come emblema […] d’una elaborazione artistica che ricerchi un confronto vivificante con elementi musicali, gestuali, visivi altrettanto fondamentali come la canzone, il ritratto, la cronaca, il riso, l’urlo, il colore…».
Difatti, questa particolare performance poliartistica, organizzata dall’associazione “Improvvisatore Involontario” (e tenutasi al Centro Zo con la direzione del poliedrico Francesco Cusa e la multiforme originalità creativa di Raffaella Piccolo, su composizioni di Paolo Sorge e Carlo Natoli e con l’apporto del nutrito ensemble composto da Stefano Cardiel, Emiliano 5Rui, Andrea Pennisi, Salvo Barbagallo, Paolo Battaglia, Marko Bonarius, Maurizio Morello, Riccardo Pitta, Antonella Puddu, Stefano Zorzanello, Giuseppe Cusa, Biagio Scillia, Gaetano Santoro e Claudio Lugo per le varie sezioni), ha stupito in particolare per l’euritmico profluvio – meticolosamente controllato – di idee, stili, generi, manifestazioni dell’arte nelle innumerevoli concretazioni, discostandosi con idiosincrasia da qualsivoglia riduttivo tentativo di definizione ma comprendendo sostanzialmente, in armonica architettura, colti elementi d’avanguardia così come tendenti alla rivalutazione di linguaggi tradizionali, dall’informale a un intimismo “proiettivamente” impressionista, dal concettuale al popolare, dal contemporaneo al jazz, dalla tragedia all’”assurdo”…
Tutto però improntato sotto l’ottica imprescindibile dell’improvvisazione, della creazione estemporanea originata dall’accostamento di morfologie differenti, sulla flebile, sottile eppur plastica scia d’una linea di pensiero univoca nell’estrinsecazione del pensiero umano.