Surrogati

Apparecchi elettronici, surrogati di vita reale, risucchiano tempo in spazi virtuali, dilatano amicizie fittizie, gratificano dissociati cronici, contraggono il linguaggio e quindi mortificano il pensiero e gli stati d’animo, favoriscono travisazioni e nuovi drammi, scarnificano l’essere umano, anche il più accorto, svuotando di contenuto la forma e fanno del sé un io pubblico che non ha più intimità, un io fittizio che non ricorda più di essere la voce nel silenzio, quella coscienza in divenire che nella forma muore.
Il virtuale richiede messaggi brevi per una fruizione fluida del flusso di informazioni, visualizzate a cascata solo con le anteprime delle notizie, che diventano così la notizia stessa, ridotta al titolo accompagnato dall’immagine cui assegnare il proprio gradimento. Pensieri brevi. Azioni brevi. Toccata e fuga dalla realtà. Dopo lo slow food, giunga la slow life.

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