L’idea grafica da cui Paolo partiva per Slow Food era una copertina discografica degli anni Quaranta dai colori contrastanti e caratteri del testo molto marcati. Voleva, inoltre, che mi ispirassi ai brani come portate gastronomiche da gustare lentamente. Così è nata l’idea di disegnare gli artisti come camerieri. Durante le conversazioni con Paolo, abbiamo anche deciso di puntualizzare l’importanza della musica rispetto ai testi, ma anche rispetto ai musicisti stessi. Così, i musicisti sono nati senza volto, ad eccezione del profilo di Paolo, che mi serviva graficamente per evidenziare quale tra i quattro fosse colui che dona il nome al gruppo. Per lo stesso motivo, Paolo è in primo piano rispetto agli altri, che ho arretrato sulla scena. Dal momento che i testi avevano poca importanza, per leggere l’esilarante scritto di Emiliano5rui, si deve fare ruotare il tray trasparente come un vinile sul giradischi. L’idea di accompagnare il piatto-testo con le posate è di Marko, un musicista olandese, quindi appartenente a quel popolo cui la grafica scorre nelle vene! E nel piatto, infatti, vi vede gli spaghetti avvolti e fumanti! Beh, che dire ancora? Per la prima volta ho servito le teste dei musicisti in una foto coloratissima scattata durante la registrazione. Averli decapitati in copertina mi sembrava un gesto esagerato! Adesso vi porgo il Menù e…Buon appetito!